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Benjamin nacque assai felice, forse turbato, nacque artista. Doveva essere per forza scalmanato. Nuotava molto Benjamin. Nuotava da far venire il mare mosso ad ogni bracciata. Sembrava che laggiù in quello Stretto di Messina l'acqua salata arrivasse a riva come un maremoto. Lui aveva in mente già tutte le pennellate. Ogni onda del mare sapeva descriverla con i colori. La spuma bianca, appena dietro leggermente più scuro fino al mare azzurro come il cielo. Quell'abisso blu chiaro rifletteva ogni pensiero del piccolo Benjamin. Nuotava e dipingeva, dipingeva e sbracciava.
Benjamin crebbe e conobbe molti professori, molti luminari, ma in realtà fu suo padre il mentore delle sue pennellate. Il nome era tutto un programma. Il padre di quel bambino artista si chiamava Annunziato come un annuncio ben sperato, come una notizia comunicata perché di notevole importanza. Annunziato, padre di Benjamin. Benjamin figlio di Annunziato. I due erano spinti dal desiderio di ampliare le conoscenze artistiche.
I due dipinsero tutto e fu con questo indiviso, totale, integro, illimitato, universale ed immenso infinito che appagarono la loro vita. Con l'arte.
La parola "arte" ebbe un significato ben preciso. Benjamin osservò dal padre la tecnica e le regole di questo mestiere. Il mestiere dell'arte. Quando si dipinge non si hanno pensieri. Si ha tecnica, si ha atteggiamento, si ha carattere e ci si lascia andare. Benjamin iniziò. Si lasciò andare.
Un giorno si tuffò con due pennelli in mano e pensò di dipingere il mare ad ogni nuotata. Ad ogni movimento di braccio pennellò la sua onda. Un cavallone di emozioni, un flutto di parole disegnate.
Disegnò molto, nuotò fino a Messina e tornò. Al rientro nella sua Cannitello soddisfò i suoi desideri artistici fino ad arrivare alla laurea.
La vita è anche miseria, è misera. La vita non dura che un istante. Benjamin sapeva queste nozioni. Si dedicò ai giovani. Insegnò loro ciò che aveva imparato e con gli anni che passavano osservò il padre e la madre. Non si può non scrutare attentamente la senilità di due persone che ci hanno messi al mondo. Occorre sfruttare gli occhi, le orecchie, bisogna accudire ogni ricordo. Benjamin conosceva le nuvole, conosceva la terra e il mare, sapeva di Dio, la Madonnina col Bambino. Conosceva tutta l'arte con i colori. Tutto a memoria. Le cromature, quelle radiazioni elettromagnetiche gli accarezzarono gli occhi per tutta una vita. Quegli stessi occhi brillarono.
Un giorno guardò il mare e dipinse. Dipinse per trenta anni, tre decenni. Poi insegnò ai ragazzi ad osservare il mare. Insegnò ai ragazzi come guardare la vita con altri occhi.
La tela della gioia
Benjamin respirò molto fino a volare in cielo. Si portò con sé una tela. Fu un quadro importante. C'erano tutti quel giorno. C'era anche quel mare immenso e mosso dalle sue braccia. Proprio quell'oceano intervenne e parlò. Raccontò di un tramonto, di un paesaggio, descrisse ogni colore, ogni sfumatura. Quei colori illuminarono quella terra di Meridione.
Benjamin volò in cielo e portò con sé una tela, credo fosse un bozzetto. Quando se ne andò portò via la sua carne ma non la sua presenza. In quella tela vi fu disegnato un corpo, un corpo che nuotava. La sua corporatura e la sua sagoma dietro ad una cattedra e con la sua famiglia.
Il mare parlò senza dire una parola. Tutti si zittirono. Quella musica di acqua salata descrisse un sublime sentimento. Benjamin era stato un eroe del suo tempo. Lo era stato per la moglie e per le figlie, per tutti i suoi cari, lo era stato per il suo mare e per tutti i ragazzi che lo avevano conosciuto. Benjamin per abnegazione e con coraggio si era imposto all'attenzione di tutti. Una vita per l'arte, una vita per la famiglia, una vita per i suoi ragazzi. Benjamin visse più vite in una sola.
Quando Benjamin se ne andò vi fu un sibilo, un fragore, un silenzio confuso. Confuso dalle onde. Dei piccoli cinguettii accavallarono quel tenue tumulto. Benjamin volò in cielo con una tela chiamata gioia. La gioia della vita che aveva vissuto. Tutti i ragazzi che lo conobbero affollarono quel giorno come fossero il suo mare. Un oceano di folla. Un oceano dipinto.
Quell'intenso mare ancora oggi continua a parlare. Racconta di un uomo. Racconta del suo infinito fino all'orizzonte.
Benjamin nuotò fin sopra una nuvola, si sedette, salutò tutti e sulla tela un raggio dispinse la sua luce.

Dedicato a Beniamino Nicodemo

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