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Conobbi Friedrich Nietzsche letterariamente all'età di quattordici anni. Era il 1983 ed essendo allora un fan di Battiato comprai l'album Orizzonti Perduti e nella canzone Tramonto Occidentale sentì questa citazione in cui diceva che era vegetariano e che scriveva molte lettere a Wagner. Incuriosito andai a fare una ricerca e scopersi che era un filosofo niente male per i miei gusti. Comprai subito Ecce Homo e Così parlò Zarathustra. Mi incuriosì il secondo. Fu per me una scoperta densa, profonda, esoterica, a tratti mistica. Mi tuffai in tutta l'opera del filosofo in pochi mesi. Non studiavo niente. A scuola andavo malissimo. Nietzsche mi incantò.
Mi stimolò nella scrittura. In quel periodo scrissi molto ed oggi una mia riflessione tra le tante è che se il buon Friedrich avesse conosciuto Twitter o semplicemente Facebook forse se ne sarebbe innamorato. Avrebbe contribuito a scrivere in questi due social, forse. I suoi aforismi sono ormai citati da quasi tutti e a volte molti li scambiano per proverbi o per modi di dire. Ne voglio citare uno che mi è sempre appartenuto: "ciò che non mi distrugge mi rende più forte".
Lo sconforto filosofico, signori. Chi legge la filosofia a volte è sconfortato dal fatto che non trova risposte ad alcuna domanda esistenziale. Oggi i tempi sono cambiati e pochi conoscono lo sconforto filosofico. E' aumentata invece la depressione sociale. Ci si sente soli anche tra mille persone. Se Nietzsche avesse quindi frequentato questi canali social avrebbe sicuramente scritto qualcosa di simile. Forse li avrebbe depennati ma a causa della sua malattia sarebbe rimasto a casa sicuramente davanti al computer ed incuriosito avrebbe girato per la rete imbattendosi in queste due mastodontiche piattaforme. Avrebbe chiesto l'amicizia a Wagner o lo avrebbe invitato ad iscriversi per richiedergli l'amicizia e magari divertirsi un pò.
Il mio modo di pensare
Credo fortemente che il motivo per il quale quell'anno andai male a scuola fu per la scoperta di questo filosofo. Nel programma Nietzsche non c'era e se volevo approfondire dovevo farlo da solo, da autodidatta. La mattina studiavo matematica e ragioneria senza capirci granché e nel pomeriggio studiavo Nietzsche. Ero arrivato a non pensare più per il fatto che pensavo troppo. Non avevo pensieri adolescenziali quindi ma filosofici. Non mi interessava nulla della scuola se non carpire qua e la qualche segretuccio per poter evitare ciò che non mi garbava. Le ragazzine ad esempio, i pomeriggi in centro, le uscite con gli amici. Niente di tutto ciò era consono al mio modus vivendi. Leggevo Nietzsche e scrivevo. Sicuramente ero un pò ribelle. Era nel mio modo di pensare. Se oggi ripenso a quel periodo ovviamente sorrido ma me ne faccio un vanto poiché è servito a far sì che diventassi ciò che sono. Nè più nè meno ciò che sono.
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